sabato 18 dicembre 2010

A Natale torta meringa al limone

Ingredienti per 4 persone
Pasta frolla o brisèe già pronta e stesa (si trova facilmente in qualunque supermercato )
vanno poi preparate la crema e la meringa nel seguente modo :
PER LA CREMA AL LIMONE
200g di zucchero
200g di mandorle in polvere
75g di burro
2 limoni
2 uova intere
2 chiare d'uovo
scorza di limone
PER LA MERINGA AL LIMONE
3 chiare d'uovo
2 cucchiai di marmellata di limone molto pura tipo gelèe senza scorze e fettine di limone
100g di zucchero semolato
Srotolare in uno stampo la pasta frolla o pasta brisèe già pronta .Prepara la crema mescolando in una ciotola con una spatola di legno la polvere di mandorle,le uova e le chiare,il burro,la scorza di limone grattuggiata ed un pò del suo succo .
A questo punto versare questa crema al limone nella tortiera foderata dalla pasta frolla ed infornarla a 150° per 40 minuti .
La meringa si mette sulla torta già pronta .
Spennellare la torta con marmellata al limone .
Monta a neve ferma le chiare d'uovo e aggiungere, a poco a poco lo zucchero. Ricoprire la superficie del dolce con delle onde formabili con un coltello . Infornare per 10 minuti .
Quando la superficie della meringa risulta leggermente carammellata togliere la forno e lasciare raffreddare .
N:B: meglio preparare la torta il giorno prima e fare il composto di meringa poco prima di servire .

giovedì 16 dicembre 2010

LASAGNE AL FORNO

Lasagne al forno . Tempo di preparazione e cottura 1 ora
Ingredienti x 4 persone :
300g di pasta all'uovo
300ml di besciamella
ragù
150g di parmiggiano grattuggiato
100g di prosciutto
100g di asiago o fontina
PREPARAZIONE
Ritagliate le lasagne da u na sfoglia non troppo sottile .
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata,scolatela al dente e asciugatela con un canovaccio .
In una teglia da forno mettete un pò di ragù;stendete uno strato di pasta;coprite con altro ragù,qualche cucchiaio di besciamella,una manciata di parmiggiano,asiago o fontina a cubetti e prosciutto . Procedete in questo modo fino ad esaurimento della pasta .Sull'ultimo strato mettete abbondante ragù,besciamella e parmiggiano .
Suggerimento : per evitare una lasagna troppo asciutta il ragù dev'essere non troppo spesso .

Antipasto natalizio

INVOLTINI DI SALMONE
INGREDIENTI x 4 persone
250g di panna montata
120g di maionese
120g di patate
120g di cetrioli
8 fette di carote
8 fette salmone affumicato

erba cipollina q.b.
aceto q.b.
limone q.b.
sale e pepe
PREPARAZIONE
Tagliate a cubetti carote,patate e un cetriolo .
Spolverate sale sotto il cetriolo in modo che perda l'acqua .Cuocere in acqua carote e patate,nel frattempo montate la panna aggiungendovi un pò di aceto,limone,sale e pepe .
Strizzate e fate sgocciolare i cetrioli unendo a questi dadini di carote e patate,versateci sopra la panna e aggiungetevi trito di erba cipollina,sale e pepe.
A questo punto adagiate il composto sulle fette di salmone e avvolgendole create degli involtini ed aggiungetevi sopra la maionese,sale e pepe.
Guarnite il piatto con panna e verdure avanzate ed aggingetevi sopra gli involtini che potete decorare con eventuale panna avanzata .

martedì 10 agosto 2010

sabato 10 aprile 2010

le vere donne lavorano e si sanno svagare

Donne che lavorano.Donne che viaggiano.C'è un nuovo tipo di donna all'orizzonte,che le statistiche e le indagini stanno delineando.E' la business woman,la donna d'affari, manager dinamica e intraprendente che viaggia spesso per lavoro.E lo fa soprattutto all'estero.Senza alcun senso di copla per la famiglia o il partner che restano a casa.
Chi è,dunque,la donna d'affari in viaggio? Innanzitutto è una persona occupata a tempo pieno,ricopre un incarico manageriale,ha un reddito personale non inferiore ai 50 milioni e rappresenta la seconda fonte di reddito della famiglia.
La donna d'affari fa da due a quattro viaggi all'anno e ritiene il viaggio d'affari una componente rilevante del suo lavoro.Tutto questo rende la sua attività più interessante,inoltre,i viaggi che la business woman compie le permettono di ritagliari momenti di svago quali shopping,visite a musei ed una serie di attività da svolgere all'aria aperta.Ella non si sente in colpa per essere lontano da casa.
Oltre della metà delle donne d'affari in viaggio si dedicano all'esercizio fisico con la stessa frequenza di quando sono a casa.
Nel campo dell'alimentazione quasi la metà delle donne d'affari in viaggio modifica le proprie abitudini sia in meglio che in peggio .
da http://www.spaziodonna.com/

martedì 9 marzo 2010

Coppia:donne tigri, uomini pigri...

9/3/2010
Coppia: donne tigri, uomini pigri
Lei è troppo aggressiva, lui incapce
La verità ha due facce, soprattutto se la si osserva da due opposti punti di vista diametralmente opposti. La donna, secondo i signori maschietti, è sempre più aggressiva e piena di pretese, viaggia arrampicata su stiletti e tacchi a spillo, è armata di mouse e carta di credito, ed è sempre pronta a mordere chi non è alla sua altezza, a casa, in ufficio e nell'intimità. E lui? Secondo le dolci signore è un bamboccione, impacciato e insicuro, incapace di mettere in atto un corteggiamento decente e sempre pronto a darsela a gambe non appena il gioco si fa serio. Insomma: i veri maschi sono in via di estinzione. Chi ha ragione?


L'ultimo sondaggio in proposito è stato commissionato dall'Accademia internazionale delle discipline analogiche (www.accademianalogica.com), ed è stato è stato condotto nelle principali città italiane, con interviste a 1.000 soggetti di entrambi i sessi, tra i 18 e i 50 anni. L'indagine evidenzia che l'uomo si trova effettivamente di fronte a donne sempre più aggressive, vuoi per colpa dello stress e della mancanza di tempo per la vita di coppia. D'altro canto, però, secondo il 38% delle donne, gli uomini - impacciati e troppo passivi – non sono capaci di corteggiare una signora in modo appropriato e, quando si tratta di arrivare al dunque, si muovono con poca disinvoltura (32%). Analoghe lamentele arrivano anche dagli uomini: le rappresentanti del gentil sesso non sanno essere seducenti e sono troppo aggressive. Secondo il 30% del campione maschile, infatti, le donne oggi sono poco femminili, mentre per il 28% sono delle vere egoiste.

Difficile dire chi ha ragione, anzi è possibile che abbiano torto tutte e due le parti. Gli esperti infatti mettono in guardia tutte e due le metà del cielo. "Qualificare le donne come aggressive e gli uomini come poco virili non è che un segnale della nostra paura. In realtà manca la voglia di assumersi le proprie responsabilità e si è incapaci di approfondire le emozioni. Insomma, l'aggressività delle donne e la scomparsa degli uomini forti è un paravento che nasconde la crescente difficoltà di entrare in relazione con l'altro", spiega lo psicologo Stefano Benemeglio, padre dell'ipnosi dinamica e fondatore dell'Accademia internazionale delle discipline analogiche.



Insomma,una quota di colpa tocca anche alle ragazze, che oggi fanno letteralmente scappare gli uomini. Ormai hanno conquistato quasi tutto e la loro vita è cambiata sotto molti profili. Ma l'aumento dell'aggressività femminile ha penalizzato "aspetti fondamentali del maschio, come la forza e il desiderio di proteggere", prosegue l'Accademia. Ma anche gli uomini sono cambiati.

Quando lei si trova a dovere essere protettiva e materna nei confronti del proprio compagno, il rapporto di coppia rischia di incrinarsi perché, appunto, vengono meno i ruoli. "Una donna intraprendente può anche essere un potente afrodisiaco, anche se molto più spesso l'uomo che si trova a vivere il ruolo di 'preda' come reazione fugge, perdendo la sua virilità", commenta Stefano Benemeglio. Le esigenze lavorative e la mancanza di tempo, che oggi toccano entrambi i sessi, logorano i rapporti tra i partner e trasformano le relazioni in momenti di tensione. E poi il tempo è sempre tiranno: oltre metà degli intervistati, infatti, vorrebbe sentirsi meno stressato e avere più tempo da trascorrere con il proprio partner.

lunedì 8 marzo 2010

Rivoglio le odiate mimose

Per dire: «Sono donna, sono arrabbiata, di questa Italia misogina non ne posso più»

E se ci riprendessimo le mimose? Se domani, 8 marzo, andassimo in giro col mazzetto giallo? Non più come regalino paternalistico, da «buona festa, care cocche». Come segno di protesta riconoscibile. Magari appuntate alla borsa, o sul bavero tipo suffragette (se non ci fossero state non andremmo a votare, in effetti); o anche tra i capelli (tipo figlie dei fiori, che hanno i loro meriti; certo è più adatto alle nipotine della Summer of Love che alle nonne). Così, a chi chiede «perché hai una mimosa puzzolente sulla giacca a vento?», si potrebbe rispondere: «Sono donna, sono arrabbiata, di questa Italia misogina non ne posso più». Senza timore di sembrare ridicole. Le donne, per i loro diritti, hanno sempre dovuto combattere. E ogni volta sono state ridicolizzate. Si cercherà di ridicolizzare anche questo 8 marzo, sicuro. Ci saranno fesserie in tv e frasette politiche di circostanza. La maggioranza delle femmine lo ignorerà, o andrà stancamente con le colleghe in pizzeria. Ma non è il momento di essere stanche. Anche se, dopo un anno che avrebbe demotivato Betty Friedan-Simone de Beauvoir-Emmeline Pankhurst (leader delle suffragette di cui sopra), sono in tante a liquidarlo: «No, l’8 marzo no, non siamo patetiche». Patetiche lo siamo già. In mondovisione, grazie alla nostra velinizzazione virale e alle imprese del premier.

GIORNATA DELL'ORGOGLIO FEMMINILE - Nella rappresentazione dei nostri media. Nella vita quotidiana, al lavoro e in casa. Ci sentiamo patetiche perché ci danno valore solo in base all’età, all’aspetto e all’acquiescenza. Ma anche il dismettere la festa delle donne in quanto concessione a un genere minore (tipo Giornata del Cane), a questo punto è un segno di acquiescenza. Bisognerebbe ammettere quanto terreno abbiamo perso; dire che quasi tutte sono, in qualche modo, discriminate. E rendere questo 8 marzo una giornata dell’orgoglio femminile. Con i mezzi che abbiamo; con un simbolo comprensibile, quelle mimose che per anni ci hanno mandato in bestia. Quando le trovavamo sulla scrivania, omaggio di qualche capo meno femminista di Fabrizio Corona. Quando le regalava un fidanzato fedifrago o un’amica scema. Recuperarle ed esibirle sarebbe una civile riappropriazione dello spazio pubblico. Di quello reale, non virtuale: in troppe passiamo il tempo a discuterne online, a firmare tra noi appelli sui social networks con titoli come «Io non considero normale». Sarebbe ora di mostrare l’anormalità a chi passa per strada, a chi lavora con noi, a chi pensa che un Paese di donne annientate sia normalissimo e soprattutto comodo; per i maschi. Sarebbe ora di provarci e di contarci; non perché siamo donne, perché essendo donne ci siamo stufate. Perché per smettere di sentirci annientate dovremmo prima diventare, come dicono le nostre ragazzine, «fomentate» (vogliamo che crescano con questi modelli femminili? Con questi esempi di carriere donnesche? Come potenziale merce un tanto al chilo? Meglio il fomento, o come scrivono loro, il fomentooo; e buon 8 marzo a tutte).

Maria Laura Rodotà

lunedì 1 marzo 2010

1° marzo 2010: sciopero degli stranieri

Primo Marzo 2010: Sciopero degli stranieri – le promotrici sono quattro donne
Pubblicato su 28 febbraio 2010 da donnedellarealta
Sono quattro donne le promotrici del primo sciopero degli immigrati italiano indetto per lunedì 1° marzo. Lo sottolinea un articolo di Giulia Cerqueti nel numero di Famiglia Cristiana in edicola.
Hanno cominciato in quattro. Stefania Ragusa, Nelly Diop, Daimarely Quintero, Cristina Seynabou Sebastiani: quattro donne con vite e storie differenti, due italiane, una cubana e una senegalese, tre di loro con doppia cittadinanza, nessuna con appartenenze a partiti politici, tutte accumunate dalla sensibilità verso il tema dell’immigrazione e dell’integrazione.

A raccontare è Stefania Ragusa, giornalista: «A novembre 2009 abbiamo sentito che, grazie a una reporter francese di origine marocchina, in Francia si stava organizzando l’iniziativa di mobilitazione Une journée sans immigrés – 24 heures sans nous: ovvero una giornata che, con varie azioni, dimostri come sarebbe l’economia del Paese senza gli stranieri. E abbiamo pensato: perché non lo facciamo anche noi?».


Nelly Diop
Il Comitato Primo marzo 2010 nasce il 29 novembre: il 1° marzo è la data in cui, insieme alla Francia, in 51 città italiane, si vivrà una giornata di “sciopero” degli immigrati. Stefania e le altre creano un gruppo su Facebook – Primo marzo 2010. Sciopero degli stranieri. 24 ore senza di noi per diffondere l’iniziativa e raccogliere le adesioni. E il Primo marzo conquista popolarità. Un esempio di come il social network possa diventare davvero social, cioè solidale, non solo un modo per fare o rinverdire amicizie ma anche per sostenere impegni e valori mobilitando l’opinione pubblica virtuale.

«Non è una manifestazione di immigrati arrabbiati», dice Ragusa: «Vogliamo che sia una giornata di unione fra italiani e stranieri». E aggiunge: «Il Comitato nel frattempo si è allargato a sette donne: fra queste anche un’amica metà etiope e metà eritrea. Noi promotrici rappresentiamo in piccolo l’Italia del futuro, l’Italia meticcia: autoctoni e stranieri vivono già mescolati, sarà sempre più difficile tracciare linee di confine tra di noi».

Additivi, se li (ri)conosci impari a farne a meno

MILANO - Un nuovo campanello d'allarme sta suonando nei confronti dell'uso di additivi chimici nei cibi che siamo abituati a portare in tavola. Di recente, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un'attenta valutazione scientifica, ha riconosciuto che tre coloranti abbondantemente usati in molti alimenti di origine industriale, possono essere pericolosi per chi li mangia, soprattutto se si tratta di bambini, e ha quindi ridotto per questi additivi le dosi giornalmente ammissibili. I nomi: giallo di chinolina (E104), giallo tramonto (E110), rosso cocciniglia A (E124). Ad aprire il caso, uno studio dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, che aveva accusato ben sei coloranti (compresi tartrazina o E102, azorubina/carnoisina o E122 e rosso allura AC o E129) di provocare iperattività nei bambini. Ora la revisione scientifica di tali studi ha ridimensionato le cose. Ma vediamo in che termini.

PROVE DI TOSSICITÀ - È importante sapere che sulla base delle prove di tossicità, a ogni additivo è assegnata una DGA o Dose giornaliera ammissibile, cioè la quantità che, in relazione al peso corporeo, può essere assunta nella dieta tutti i giorni senza che si possano prevedere rischi per la salute, in base allo stato attuale delle conoscenze. Ebbene, il panel dell'EFSA, ha ora smentito il sospetto che i sei additivi in questione possano essere coinvolti con disturbi del comportamento infantile. Ha confermato le DGA per l'E102, E122, E129, perché non ha evidenziato ulteriori rischi, pur con l'avvertimento che molti bambini che consumano grandi quantità di alimenti con questi additivi possono superare le DGA previste. Invece, come ha dichiarato John Larsen, presidente del panel di esperti per Additivi alimentari dell'EFSA: «E' stata ridotta la DGA per tre coloranti allo studio per differenti ragioni specifiche di ciascuno dei composti, benché abbiamo escluso possibili effetti sull'iperattività». Ora, il percorso perché questo super parere scientifico venga accolto a livello di istituzioni europee e tradotto in una riduzione a livello nazionale non sarà breve: proprio per questo, è di particolare importanza che i consumatori leggano bene le etichette dei prodotti che mettono nel carrello della spesa, per riconoscere sulle confezioni i coloranti incriminati. «L'uso di queste sostanze è particolarmente frequente — spiega Catherine Leclercq, ricercatore dell'INRAN e membro del gruppo di studio dell'EFSA per la sicurezza di uso degli aromi — perché il colore dei cibi influenza direttamente la percezione del gusto. Per esempio, una caramella al gusto di fragola piace di più se è rossa, piuttosto che bianca».

NELLE BIBITE - È per questo, sottolinea Leclercq, che «l'uso di coloranti è sempre più diffuso in moltissimi alimenti, per esempio in bibite che richiamano i succhi di frutta, ma che in realtà sono per lo più acque colorate. E coloranti si trovano spesso anche in simil-yogurt, prodotti che sembrano yogurt ma che non possono chiamarsi così e che contengono anche addensanti e aromi. Vale la pena di ricordare che certi aromi sono usati anche in latti di proseguimento e in prodotti a base di frutta per bambini sotto l'anno di vita». In realtà l'intera gamma degli additivi (dagli edulcoranti ai conservanti, agli esaltatori di sapidità ecc, secondo lo scopo per cui sono utilizzati) e degli aromatizzanti è in fase di revisione critica. L'EFSA ha il programma di rivalutare la sicurezza di ciascuno delle migliaia di additivi consentiti a livello europeo, per capire meglio che influenza possono avere su tutti gli aspetti della salute».

ALLERGIE - Incluse, per esempio, le allergie. Già, perché a questo proposito oggi non si sa quasi nulla. «Ma è certo che il 7% delle allergie nei bambini sotto i 3 anni e il 3% negli adulti è di origine alimentare, mentre per le allergie e intolleranze agli additivi non disponiamo di dati sicuri. In pratica, ciascuno di noi mangia una sessantina di additivi al giorno e in quantità ignote — afferma Matteo Giannattasio, consulente del servizio di allergologia dell'Ospedale dermatologico San Gallicano di Roma e coautore, con Carmen Rucabado Romero, della nuova guida "Gli additivi alimentari" (Edizioni L'Aratro): una vera mappa per districarsi nella giungla di questi composti chimici privi di valore nutritivo, ma utili per aprire il mercato a gran parte dei prodotti che mettiamo nel carrello della spesa. «Ma ci vorranno anni per rivedere tutti gli additivi — ammette Andrew Cutting —. E' la prima volta che uno studio sistematico di questo tipo viene affrontato a livello europeo. Abbiamo cominciato con i coloranti e l'ordine della revisione sarà deciso dalla Commissione europea e dall'EFSA». Intanto, per evitarli, un paio di consigli utili: scegliere le confezioni che in etichetta non riportano E varie e nomi strani in coda agli ingredienti. E bere acqua.

di Roberta Salvadori

La costola di Adamo

La costola di Adamo

Dopo secoli di battaglie culturali per affermare e riconoscere pari dignità e uguaglianza tra le donne e gli uomini, arriva un contrordine e un’esortazione a riconoscere, piuttosto, le differenze. Hub - stelle del pensiero è un’associazione che ha la capacità di cogliere i temi più sensibili e di svilupparli in modi niente affatto scontati: e così domani (al caffè Letterario di via Ostiense, a Roma, alle 18.30) invita la giornalista scientifica Elisa Manacorda a parlare di qualcosa di cui sentiremo presto parlare molto, la medicina di genere.

Il fatto è che gli uomini e le donne – o meglio, i maschi e le femmine – non sono affatto uguali davanti alle malattie e almeno al modo di affrontarle. Quello che invece succede è che le donne siano state considerate dalla farmacologia semplicemente come dei piccoli uomini e che le sperimentazioni sui farmaci siano state eseguite in stragrande maggioranza su campioni maschili che però, al di là delle evidenti differenze morfologiche, risultano essere assai diversi anche nel profondo. Detto in altre parole, uomini e donne si ammalano in modo diverso, cosicché diverse devono essere sia le medicine sia le terapie.

C’è un sito, aperto da poco, dedicato alla questione; c’è, a Sassari, il primo master italiano proprio in medicina di genere e c’è una manciata di esperti che da pionieri si occupano della questione e che hanno individuato qual è la ragione che ha impedito una doppia sperimentazione di medicinali, distinta per genere: i costi, ovviamente. E allora meglio testare i farmaci sul sesso forte. In fondo, la donna non è mica nata da una costola di Adamo?
da: http://sasso.blogautore.repubblica.it/

Nasce l'autority delle discriminazioni

In Italia lavora meno di una donna su due. A parità di qualifica e incarico, una donna è pagata un quinto di meno di un collega uomo. Il 20 per cento delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Nei nidi pubblici c’è posto solo per l’8 per cento dei bambini. Le donne in Italia hanno 1 ora e 20 minuti di tempo libero al giorno in meno degli uomini. Nei consigli di amministrazione delle aziende italiane la percentuale di donne non raggiunge il 2 per cento. Sono 2 in tutta Italia le donne preside di facoltà universitarie. Nessuna donna è amministratore delegato di una banca. Dunque, i casi sono due: o le donne in Italia sono sceme oppure c’è qualcosa che non va.

Siccome la risposta esatta è che c’è qualcosa che non va, è sacrosanta l’iniziativa presentata oggi a Roma e cioé la nascita di un’authority che si occupi del problema. E, insomma, così come l’Antitrus controlla che siano rispettate le regole sulla concorrenza; la Consob verifica il regolare andamento dei mercati finanziari; il garante per la privacy tutela la riservatezza dei dati personali, Pari o Dispare accenderà i riflettori sulle discriminazioni di genere.

La presidente è Fiorella Kostoris, economista; presidente onoraria Emma Bonino. L’unica cosa che non mi piace di questo nuovo organismo è il nome; per il resto, in un momento in cui il dibattito sempre più acceso sui temi della diversità e sulla necessità di sfondare quel famoso soffitto di vetro sfocia in iniziative pragamatiche di tipo diverso, mi sembra una gran bella notizia.

Se il destino delle donne passa nelle mani delle donne, allora sì che c’è da sperare che qualcosa cambi davvero. Pari e Dispare promette che terrà gli occhi aperti: dalla pubblicità (basta bonazze che sembrano a disposizione) ai consigli di amministrazione (basta con il grigio full color). E chi parlerà bene e razzolerà male stia attento: la gogna è pronta, e le donne, si sa, sono più della metà del cielo.
da: http://sasso.blogautore.repubblica.it/