mercoledì 15 giugno 2011

Dimagrire con il piatto unico

E’ più facile dimagrire scegliendo fra varie pietanze o con un piatto unico? Secondo gli studiosi americani, poter scegliere non è un bene.

Infatti, secondo lo studio condotto presso la Pennsylvania State University, di fronte alla varietà si tende ad introdurre un apporto calorico maggiore.

Lo studio, pubblicato sulla rivista “Appetite” ha dimostrato come servendo a 48 volontari quattro portate diverse si arrivavano ad assumere fino al 60per cento di calorie in più rispetto a quando agli stessi volontari, veniva servita per 4 volte consecutive la stessa portata.

lunedì 13 giugno 2011

dieta vegetariana

Porri in umido: a 2 cucchiai di olio e 50 g di cipolla unite 200 g di polpa di pomodoro e 1200 g di porri sottili lessati e tagliati a pezzi. Salate, cuocete 10 minuti e unite 70 g di provolone dolce a dadini. Servite con una fetta di pane integrale tostato a testa da 60 g.

So che il sole può far male,

MILANO - Il sole? «Fa male, ma non a me». È questo l'atteggiamento degli italiani nei confronti del sole, secondo i dati emersi da un'indagine presentata di recente a Sorrento, durante il Congresso Nazionale di Scienze dermatologiche. Perché, se è vero che 9 italiani su 10 sanno che stare al sole senza protezione danneggia la pelle, la fa invecchiare prima e può far venire tumori cutanei, è altrettanto certo che nella pratica tanti pensano che la cosa, in fondo, non li riguardi: stando ai risultati dell'inchiesta, condotta da GfK Eurisko su mille persone maggiori di 14 anni, il 40% degli italiani fa a meno della protezione solare. «Abbiamo ripetuto un'indagine già condotta con gli stessi criteri 10 anni fa, per capire com'è cambiato il comportamento degli italiani al sole — spiega Isabella Cecchini di Eurisko —. È cresciuta la consapevolezza dei danni da sole, ma come eventualità distante: chiedendo ai partecipanti se percepissero a rischio la loro stessa pelle, solo il 46%ha detto di sì. È cambiato anche l'atteggiamento verso i solari, che oggi non sono più considerati cosmetici, ma strumenti di salute: dal 2001 a oggi gli italiani che li usano, scegliendo indici di protezione maggiori rispetto al passato, sono 4 milioni in più. Ma c'è ancora un 28% che non mette alcuna protezione e un 11% che ricorre a prodotti diversi dai filtri solari».

Non pochi i nodi irrisolti: il 60% dei lavoratori all'aperto, ad esempio, non usa protezione, nonostante sia più a rischio, perché pensa di avere la pelle "robusta". Inoltre, pochissimi considerano pericoloso il sole se non stanno su una spiaggia: meno di un terzo degli italiani si protegge quando fa giardinaggio, gite in bici, o sport all'aria aperta. «Un dato positivo? Le mamme: sono molto consapevoli, quasi tutte usano solari per i loro figli, impiegando prodotti con fattori elevati» fa notare Cecchini. Per fortuna, perché come racconta Tullio Cainelli, docente di dermatologia all'Università Milano-Bicocca: «Pochi anni fa uno studio condotto in alcune scuole elementari aveva dimostrato che 1 bimbo su 4 aveva già avuto ustioni solari con eritema e vescicole, quelle che predispongono ai tumori».

Sono abbastanza attenti alla protezione anche i 50, 60enni, perché hanno già toccato con mano gli effetti negativi del sole sull'invecchiamento, o i tumori cutanei. «Al contrario, gli adolescenti non hanno il concetto del pericolo legato all'esposizione solare — aggiunge Fabio Ayala, presidente del Congresso di Scienze dermatologiche —. Del resto, la maggior parte della luce solare viene assorbita entro i 18-20 anni, quando si passa più tempo all'aperto e in vacanza. È quindi proprio nei ragazzini e nei giovani che bisognerebbe cercare di migliorare i comportamenti al sole». Obiettivo che per ora non è stato centrato: un'indagine condotta su oltre 1200 studenti delle scuole superiori in Abruzzo, presentata all'ultimo congresso della Società Italiana di dermatologia (Sidemast), dimostra che il 97% dei ragazzi ha sentito parlare dei tumori cutanei e il 70% sa che il sole può far male, ma solo il 13% si protegge sempre, il 40% non lo fa mai. «Le ragazze sono più informate ma non rinunciano alle lampade abbronzanti e, se devono proteggersi, preferiscono stare sotto l'ombrellone piuttosto che indossare la maglietta, come fanno più spesso i maschi» racconta Ketty Peris, direttore della Clinica dermatologica dell'Uuniversità de L'Aquila. «Dovremmo far sparire il fascino dell'abbronzatura, ma è impossibile. Stando così le cose, qualsiasi messaggio che demonizzi il sole è destinato a fallire — ammette Giuseppe Monfrecola, docente della Clinica dermatologica dell'Università Federico II di Napoli —. La strategia può essere presentare il filtro solare come un "tutore" per godersi la vacanza e il sole. Tra l'altro, le nuove formulazioni dei solari possono venirci in aiuto: oggi esistono molti tipi di filtri adatti a diverse situazioni. Per esempio, un adolescente ha la pelle un po' grassa o con l'acne? Può scegliere prodotti che contengano sostanze utili a contrastare i problemi cutanei e così essere sollecitato a spalmare la crema».

Altre situazioni in cui si "dimentica" spesso di usare il solare? «In montagna: in estate e pure in inverno, i raggi solari arrivano con forza in quota ed è necessaria una protezione consistente, soprattutto per chi sta molto all'aperto» consiglia Ayala. Ultima raccomandazione, proteggersi soprattutto nei primi tre giorni di vacanza: la melanina, che colora naturalmente la pelle, sotto l'impulso dei raggi solari, ha bisogno di almeno 72 ore per fare il suo lavoro. Lo hanno ribadito i dermatologi durante la conferenza «Donne e salute della pelle» organizzata dall'Osservatorio Nazionale per la salute della Donna (ONDa), sottolineando che proprio la moda (o la necessità) delle vacanze mordi e fuggi comporta un maggior rischio: il tempo scarseggia, così uno schermo ad alta protezione è percepito come un ostacolo all’abbronzatura. «Invece bisogna proteggersi soprattutto nei primi 3 giorni, con schermi "alti", per consentire lo sviluppo lento e graduale della melanina — spiega Francesca Merzagora, presidente di ONDa —. Nei giorni successivi si può ridurre il fattore di protezione, ma bisogna usare gli schermi solari per tutta la vacanza».

Elena Meli
12 giugno 2011