venerdì 9 novembre 2012

Inglese: italiani bocciati, scuola colpevole!

Gli italiani non sanno l'inglese. E la scuola italiana è la responsabile di questo grave scempio culturale che i miei allievi continueranno a pagare. I risultati di una vasta ricerca realizzata da Ef, Education First, nota organizzazione internazionale specializzata in corsi di lingua all'estero, ci attribuiscono l'ennesima maglia nera: gli italiani sono all'ultimo posto in Europa nella conoscenza della lingua inglese.
La ricerca Ef Epi (English Proficiency Index), basata su un test di grammatica, vocabolario, lettura e comprensione orale della lingua sottoposto a 1,7 milioni di adulti in 54 Paesi del mondo, nel triennio 2009-2011, colloca l'Italia al 24° posto per la padronanza dell'inglese, in coda a tutti i Paesi dell'Unione Europea. Numeri che danneggiano l'economia del nostro Paese: i giovani che non sanno l'inglese difficilmente potranno essere competitivi a livello europeo e non solo. A lanciare l'allarme è la rivista Tuttoscuola che ha diffuso i dati della ricerca.
Ai primi posti si classificano la Svezia (con un indice Epi di 68,91), la Danimarca (67,96) e i Paesi Bassi (66,32). L'Italia ha un indice di 54,01 con forti differenze regionali: il Friuli Venezia Giulia risulta l'unica regione italiana con un accettabile livello di conoscenza dell'inglese (indice pari a 59,19 a livello di Germania e Polonia), seguito dalla Lombardia (57,38) trainata da Milano (58,60) e dal Lazio (56,03). All'ultimo posto la Calabria (47,88), la cui capacità linguistica è paragonabile a quella del Venezuela o della Siria.
Ma perché ci siamo ridotti così? Sul tavolo degli imputati dobbiamo mettere la scuola. Fino al 2003/2004 l'insegnamento della lingua inglese non era obbligatorio alla scuola primaria. Una falla nel sistema scolastico italiano che ha portato a delle conseguenze gravi. Chi oggi ricopre ruoli dirigenziali spesso non sa l'inglese. La maggior parte dei docenti lo sa male. La scuola oggi ha il compito di cambiare questo triste primato che ci classifica al 24esimo posto ma lo può fare se il sistema d'istruzione italiano inizierà a ritenere l'inglese, come dev'essere per l'informatica, una materia di prim'ordine.

Alex Corlazzoli

mercoledì 1 agosto 2012

Insalate estive


Tempo di preparazione ,20 minuti circa
Porzioni 4
Ingredienti :
-200g di Philadelphia Light
-600g di petto di pollo
-200g di insalata a piacere
-0,5 bicchieri di latte
-2 cucchiai di olio
-sale e pepe
Preparazione
Salate i bocconcini di pollo in padella con un filo di olio, quando saranno dorati aggiungete la Philadelphia e mezzo bicchiere di latte fino a creare una crema corposa .
Distribuite nei piatti l'insalata aggiungendo il pollo con la crema e condite a piacere .
Suggerimento ,aggiungendo mezzo cucchiaino di senape alla Philadelphia otterete un gusto più saporito .

venerdì 13 aprile 2012

L'energia elettrica di notte costa di più

Nella fascia 17-21 il prezzo dell'elettricità è salito del 30% nell'ultimo quadrimestre 2011


La beffa della tariffa bioraria
L'energia di notte ora costa di più

L'arrivo delle rinnovabili ha rivoluzionato il mercato elettrico


Contatori (Ansa)
MILANO - Fare andare la lavatrice di notte per risparmiare sulla bolletta. Oppure la lavastoviglie, il ferro da stiro, lo scaldabagno, ma tassativamente dopo le sette di sera o prima delle otto del mattino. Si chiamano «tariffe biorarie» e sono diventate popolari dalla seconda metà del 2010. Ma ora, dopo due anni, rischiano di tramutarsi in una mezza delusione. O quanto meno in una promessa sempre più difficile da mantenere appieno: si era partiti puntando su un progressivo incremento del risparmio in bolletta per i consumatori, dal 5% in su. Adesso ci si accorge che, rebus sic stantibus , non sarà più possibile. Per provare a incidere con un incentivo concreto sulle abitudini di consumo degli italiani bisognerà procedere come minimo a una revisione dell'attuale meccanismo.

Che cosa è successo? Che ci si è messa di mezzo una rivoluzione del mercato dell'energia. In sintesi: l'energia elettrica, nelle fasce serali, oggi non è più così a buon mercato come è storicamente stato. Anzi, in qualche caso il suo prezzo è addirittura superiore a quello delle «ore di punta», la fascia oraria tra le 8 e le 19 che va dal lunedì al venerdì e che concentra i maggiori consumi. Intendiamoci: chi ha stipulato contratti «biorari» sul libero mercato o non si è mai affidato a offerte alternative a quelle previste dall'Autorità (la «maggior tutela») continuerà a pagare quanto previsto da ciò che ha sottoscritto (e finché dura il contratto). Chi ha optato per la formula che va per la maggiore sul mercato libero, quella «flat» (tutto compreso e prezzo bloccato per un periodo predeterminato), non vedrà differenze. Ma l'idea che la tariffa bioraria consenta di difendersi dagli aumenti in bolletta dovrà in qualche modo essere ripensata. E con essa anche il proposito «strategico» di cambiare il modello di consumo degli italiani.

Ciò che è accaduto è il risultato dell'irruzione sul mercato elettrico delle energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico: 6.600 megawatt di potenza installata a fine 2011 per il primo e 12.500 megawatt per il secondo. Quando vanno a pieno regime, prevalentemente durante le ore diurne e quindi di «picco», hanno diritto di precedenza su tutte le altre forme di energia. La conseguenza è che il parco delle centrali elettriche a gas, «spiazzato» dai nuovi venuti, è stato via via confinato in orari periferici, e si attiva con minor frequenza. Quando il sole tramonta, però, si assiste a un evento particolare: non solo vengono a mancare quasi d'improvviso le forniture di energia rinnovabile, ma il sistema deve anche affrontare l'innalzamento serale dei consumi, una «rampa di carico» inferiore a quella della mattina presto, ma non trascurabile. Per coprirla si richiamano in servizio le centrali a gas, ma questo continuo «stop and go», e la necessità di tenere accesi e pronti all'intervento gli impianti, ha un costo. Di più: le aziende proprietarie sanno benissimo che hanno poche ore nella giornata per «recuperare» i margini necessari per ripagare almeno il combustibile. E si muovono di conseguenza, tenendo alti i prezzi.

Risultato: nel 2011, nelle ore di maggior produzione fotovoltaica (dalle 7 alle 16), l'incremento di prezzo è rimasto contenuto al 7% rispetto al 2010. Nelle altre ore è cresciuto invece del 20%. Nella fascia dalle 17 alle 21, nell'ultimo quadrimestre 2011, è stato del 30%. Lo scorso marzo si è assistito addirittura al sorpasso: il prezzo delle ore serali ha superato (93 euro/mwh contro 83) quello delle ore diurne. Se ad essere colpiti sono i cittadini ancora in «maggior tutela» (e le aziende che hanno concentrato i consumi di notte) urge comunque una correzione del sistema, magari scadenzando diversamente la divisione tra ore «di punta» o «intermedie» o «fuori punta». L'Autorità per l'energia ci sta pensando, ma la questione è delicata perché riguarda il «messaggio» da trasmettere ai consumatori. E in questi tempi difficili il rischio di disorientarli è elevato.


Stefano Agnoli
13 aprile 2012 | 11:06

giovedì 12 aprile 2012

Il modo migliore per dimagrire: mangiare meno grassi e fare un po' di moto

Limitare il consumo di grassi e aumentare il movimento fisico: due regole, semplici da capire e non troppo difficili da applicare, per dimagrire davvero e, tutto sommato, senza grandi sacrifici. È il risultato di uno studio pubblicato sull'American Journal of Preventive Medicine da un team di studiosi guidati da Jacinda Nicklas, ricercatrice del Beth Israel Deaconess Medical Center e dell'Harvard Medical School (Usa), che hanno messo a confronto i risultati di diverse tipologie di diete su un totale di oltre quattromila soggetti obesi (indice di massa corporea superiore o uguale a 30) dai venti anni di età in su.

"Il metodo più efficace per dimagrire - spiega Nicklas - è quello meno complicato: mangiare meno grassi e svolgere una regolare attività fisica. Questa è la modalità che porta i migliori risultati rispetto a diete popolari o alla moda, alle pillole per dimagrire e ai prodotti dietetici". Dallo studio è emerso che oltre il 40% del campione impegnato con il regime dietetico consigliato dai ricercatori ha perso più del 5% del proprio peso in un anno. "Questa è un'ottima notizia perché gli studi hanno dimostrato che anche una riduzione del 5% del peso può portare al miglioramento della salute - conclude Nicklas -. È interessante notare che il metodo migliore per dimagrire sia anche quello più economico e alla portata di tutti".

(aggiornato il 12/04/2012)