lunedì 1 marzo 2010

1° marzo 2010: sciopero degli stranieri

Primo Marzo 2010: Sciopero degli stranieri – le promotrici sono quattro donne
Pubblicato su 28 febbraio 2010 da donnedellarealta
Sono quattro donne le promotrici del primo sciopero degli immigrati italiano indetto per lunedì 1° marzo. Lo sottolinea un articolo di Giulia Cerqueti nel numero di Famiglia Cristiana in edicola.
Hanno cominciato in quattro. Stefania Ragusa, Nelly Diop, Daimarely Quintero, Cristina Seynabou Sebastiani: quattro donne con vite e storie differenti, due italiane, una cubana e una senegalese, tre di loro con doppia cittadinanza, nessuna con appartenenze a partiti politici, tutte accumunate dalla sensibilità verso il tema dell’immigrazione e dell’integrazione.

A raccontare è Stefania Ragusa, giornalista: «A novembre 2009 abbiamo sentito che, grazie a una reporter francese di origine marocchina, in Francia si stava organizzando l’iniziativa di mobilitazione Une journée sans immigrés – 24 heures sans nous: ovvero una giornata che, con varie azioni, dimostri come sarebbe l’economia del Paese senza gli stranieri. E abbiamo pensato: perché non lo facciamo anche noi?».


Nelly Diop
Il Comitato Primo marzo 2010 nasce il 29 novembre: il 1° marzo è la data in cui, insieme alla Francia, in 51 città italiane, si vivrà una giornata di “sciopero” degli immigrati. Stefania e le altre creano un gruppo su Facebook – Primo marzo 2010. Sciopero degli stranieri. 24 ore senza di noi per diffondere l’iniziativa e raccogliere le adesioni. E il Primo marzo conquista popolarità. Un esempio di come il social network possa diventare davvero social, cioè solidale, non solo un modo per fare o rinverdire amicizie ma anche per sostenere impegni e valori mobilitando l’opinione pubblica virtuale.

«Non è una manifestazione di immigrati arrabbiati», dice Ragusa: «Vogliamo che sia una giornata di unione fra italiani e stranieri». E aggiunge: «Il Comitato nel frattempo si è allargato a sette donne: fra queste anche un’amica metà etiope e metà eritrea. Noi promotrici rappresentiamo in piccolo l’Italia del futuro, l’Italia meticcia: autoctoni e stranieri vivono già mescolati, sarà sempre più difficile tracciare linee di confine tra di noi».

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