lunedì 1 marzo 2010

Additivi, se li (ri)conosci impari a farne a meno

MILANO - Un nuovo campanello d'allarme sta suonando nei confronti dell'uso di additivi chimici nei cibi che siamo abituati a portare in tavola. Di recente, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), dopo un'attenta valutazione scientifica, ha riconosciuto che tre coloranti abbondantemente usati in molti alimenti di origine industriale, possono essere pericolosi per chi li mangia, soprattutto se si tratta di bambini, e ha quindi ridotto per questi additivi le dosi giornalmente ammissibili. I nomi: giallo di chinolina (E104), giallo tramonto (E110), rosso cocciniglia A (E124). Ad aprire il caso, uno studio dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, che aveva accusato ben sei coloranti (compresi tartrazina o E102, azorubina/carnoisina o E122 e rosso allura AC o E129) di provocare iperattività nei bambini. Ora la revisione scientifica di tali studi ha ridimensionato le cose. Ma vediamo in che termini.

PROVE DI TOSSICITÀ - È importante sapere che sulla base delle prove di tossicità, a ogni additivo è assegnata una DGA o Dose giornaliera ammissibile, cioè la quantità che, in relazione al peso corporeo, può essere assunta nella dieta tutti i giorni senza che si possano prevedere rischi per la salute, in base allo stato attuale delle conoscenze. Ebbene, il panel dell'EFSA, ha ora smentito il sospetto che i sei additivi in questione possano essere coinvolti con disturbi del comportamento infantile. Ha confermato le DGA per l'E102, E122, E129, perché non ha evidenziato ulteriori rischi, pur con l'avvertimento che molti bambini che consumano grandi quantità di alimenti con questi additivi possono superare le DGA previste. Invece, come ha dichiarato John Larsen, presidente del panel di esperti per Additivi alimentari dell'EFSA: «E' stata ridotta la DGA per tre coloranti allo studio per differenti ragioni specifiche di ciascuno dei composti, benché abbiamo escluso possibili effetti sull'iperattività». Ora, il percorso perché questo super parere scientifico venga accolto a livello di istituzioni europee e tradotto in una riduzione a livello nazionale non sarà breve: proprio per questo, è di particolare importanza che i consumatori leggano bene le etichette dei prodotti che mettono nel carrello della spesa, per riconoscere sulle confezioni i coloranti incriminati. «L'uso di queste sostanze è particolarmente frequente — spiega Catherine Leclercq, ricercatore dell'INRAN e membro del gruppo di studio dell'EFSA per la sicurezza di uso degli aromi — perché il colore dei cibi influenza direttamente la percezione del gusto. Per esempio, una caramella al gusto di fragola piace di più se è rossa, piuttosto che bianca».

NELLE BIBITE - È per questo, sottolinea Leclercq, che «l'uso di coloranti è sempre più diffuso in moltissimi alimenti, per esempio in bibite che richiamano i succhi di frutta, ma che in realtà sono per lo più acque colorate. E coloranti si trovano spesso anche in simil-yogurt, prodotti che sembrano yogurt ma che non possono chiamarsi così e che contengono anche addensanti e aromi. Vale la pena di ricordare che certi aromi sono usati anche in latti di proseguimento e in prodotti a base di frutta per bambini sotto l'anno di vita». In realtà l'intera gamma degli additivi (dagli edulcoranti ai conservanti, agli esaltatori di sapidità ecc, secondo lo scopo per cui sono utilizzati) e degli aromatizzanti è in fase di revisione critica. L'EFSA ha il programma di rivalutare la sicurezza di ciascuno delle migliaia di additivi consentiti a livello europeo, per capire meglio che influenza possono avere su tutti gli aspetti della salute».

ALLERGIE - Incluse, per esempio, le allergie. Già, perché a questo proposito oggi non si sa quasi nulla. «Ma è certo che il 7% delle allergie nei bambini sotto i 3 anni e il 3% negli adulti è di origine alimentare, mentre per le allergie e intolleranze agli additivi non disponiamo di dati sicuri. In pratica, ciascuno di noi mangia una sessantina di additivi al giorno e in quantità ignote — afferma Matteo Giannattasio, consulente del servizio di allergologia dell'Ospedale dermatologico San Gallicano di Roma e coautore, con Carmen Rucabado Romero, della nuova guida "Gli additivi alimentari" (Edizioni L'Aratro): una vera mappa per districarsi nella giungla di questi composti chimici privi di valore nutritivo, ma utili per aprire il mercato a gran parte dei prodotti che mettiamo nel carrello della spesa. «Ma ci vorranno anni per rivedere tutti gli additivi — ammette Andrew Cutting —. E' la prima volta che uno studio sistematico di questo tipo viene affrontato a livello europeo. Abbiamo cominciato con i coloranti e l'ordine della revisione sarà deciso dalla Commissione europea e dall'EFSA». Intanto, per evitarli, un paio di consigli utili: scegliere le confezioni che in etichetta non riportano E varie e nomi strani in coda agli ingredienti. E bere acqua.

di Roberta Salvadori

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